Fantasia
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Cos’è la fantasia?
Il dizionario Treccani definisce la fantasia come “facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no a una realtà”, oppure “Bizzarria, capriccio, voglia”.
Ad oggi, sembra abbastanza evidente che mentre la nostra facoltà di crearci nuove immagini stia evidentemente scemando, le bizzarie e i capricci sono al massimo storico.
La crisi della facoltà della mente umana di creare immagini
L’immaginazione, la creatività e il genio sembrano in crisi. La corsa tecnologica che l’umanità ha vissuto negli ultimi secoli sembra essere fortemente rallentata, puntando a ricerche su aspetti secondari, su piccole cose che migliorano leggermente quello che già esiste. Nessuno però sembra più vedere oltre, pensare a qualcosa di nuovo che non esiste. Per quanto riguarda invece le arti, l’originalità ormai sembra finita in tutti i campi. Dalla rivoluzione del geniale Andy Wahrol l’arte è stata stravolta, banalizzata. Non è più la creazione originale che conta ma la tecnica, la commercializzazione, la firma. Le arti che grazie alle attuali tecnologie, viaggiano con velocità e ampiezza planetaria, sembrano prive di contenuti e innovazione, al completo servizio del marketing. Riescono infatti solo in una continua riproposizione e rivisitazione di quello che già esiste senza aggiungere mai nulla di nuovo. Tutto manovrato da presunti team creativi che in realtà fabbricano idoli commerciali.
Le bizzarrie e i capricci dell’uomo di oggi
Resta da capire una cosa: le bizzarrie e i capricci ai quali assistiamo oggi sono una causa o un effetto della crisi della capacità di immaginare?
Non è per nulla semplice rispondere a questa domanda. Probabilmente entrambe le cose. Non immaginando più niente di nuovo, si tende a sfogare questa necessità umana nella ricerca dell’originalità che ha sempre caratterizzato l’uomo nella sua storia. Ma il bombardamento di una società iper-veloce, volta a farci nascere bisogni per sorreggere economie consumistiche ci canalizza in una ricerca del “diverso” in quanto “originale”, etichettando il “normale” come vecchio e noioso. Questo processo puramente estetico però banalizza la ricerca del contenuto e del normale processo di ricerca del nuovo. Il risultato è che i capricci del benessere generano una bizzarria vuota e di seconda mano, la quale porta solo a nuovi capricci consumistici dettati dal marketing